Co-sleeping: quali sono i benefici

Per co-sleeping s’intende la pratica adottata spesso da molti genitori di dormire nella stessa stanza con il proprio figlio. In alcuni casi, i genitori scelgono di tenere il bimbo con sé nel letto (co-bedding), ma quest’abitudine è sconsigliata soprattutto nel caso di neonati perché si rischia di schiacciarlo o soffocarlo involontariamente durante la notte.

Tuttavia, la scelta di dormire vicino al proprio bimbo è dettata sia da motivi pratici, perché in questo modo si riesce a essere immediatamente disponibili in caso di bisogno, ma anche perché il piccolo è più rilassato e sereno percependo la presenza dei genitori.

Quest’abitudine, che viene a torto considerata diseducativa e capace di minare l’autonomia dei piccoli, in realtà, apporta numerosi benefici, tanto che viene consigliata anche da alcuni pediatra.

Il bambino si sente rassicurato

Bisogna pensare a un bimbo appena nato come a un cucciolo in cerca di protezione. Infatti, quando il piccolo è fuori dal grembo materno, si troverà alle prese con nuovi stimoli, come il freddo o la fame e tenderà a stare vicino alla propria mamma. Questo istinto naturale è presente in modo marcato fino agli 8-9 mesi e prosegue fino ai 3 anni circa, e ciò spingerà il bimbo a ricercare costantemente la presenza della mamma.

Ecco perché, i bambini che dormono in co-sleeping tendono a essere più tranquilli e a limitare il pianto. Anche i livelli di serotonina, l’ormone del buon umore, sono più elevati.

Un sonno migliore anche per la mamma

I benefici del co-sleeping non riguardano solo il piccolo, ma anche i genitori e in particolar modo la mamma. Utilizzando delle culle per il co-sleeping, progettate appositamente per essere affiancate al lettone, come quelle che si possono trovare su www.picci.com, la mamma può dormire sonni tranquilli perché ha il suo bimbo vicino e ciò facilita anche l’allattamento.

Aumenta l’indipendenza del bambino

Sebbene alcuni genitori e pediatri siano contrari al co-sleeping, questa pratica sembrerebbe invece, stimolare l’autonomia dei piccoli. Infatti, riuscire a soddisfare il naturale desiderio di dipendenza che il bimbo ha nei primi anni di vita, lo renderà più autonomo e sicuro.

Al contrario, se quest’esigenza viene trascurata, il piccolo potrebbe avere dei problemi d’insicurezza. Quando il bimbo cresce, però, se lo si desidera, si può adottare il co-sleeping “a richiesta”, ovvero far dormire il bambino nella camera da letto dei genitori, solo quando è lui a chiederlo.

Previene la “morte in culla”

Quest’aspetto è molto importante e non dovrebbe essere sottovalutato. Infatti, dormire accanto alla propria mamma o al papà è un metodo efficace per ridurre il rischio della morte in culla. Questa sindrome, conosciuta anche con la sigla inglese SIDS (Sudden Infant Death Syndrome) è purtroppo molto diffusa ed è la prima causa di morte negli Stati Uniti dei bimbi inferiori all’anno di età.

Il bambino che dorme in co-sleeping avrebbe una fase Rem 1 e 2 di durata maggiore e, quindi,  beneficia di una più elevata concentrazione di ossigeno che favorisce il risveglio nel caso in cui si possano verificare problemi respiratori.

Inoltre, i genitori sono più vigili e possono accorgersi subito di eventuali apnee.