Nel nostro quotidiano, la domanda se l’acqua del rubinetto si può bere è molto frequente, specialmente a fronte dell’enorme attenzione che si sta rivolgendo alla riduzione dell’utilizzo della plastica e di conseguenza delle tradizionali bottiglie.
Se da una parte possiamo considerare l’utilizzo dell’acqua del rubinetto, dall’altra potremmo anche essere spaventati dalle continue notizie, come ad esempio questa, che parlano di falde inquinate, anche se poi molto velocemente smentite dalle autorità locali.
Non sempre però conosciamo tutti i fattori da tenere in considerazione per dare una risposta corretta se l’acqua che proviene dal rubinetto domestico si possa bere con tranquillità o meno.
Per questa ragione nel nostro articolo analizzeremo insieme i vari aspetti legati alla qualità dell’acqua e a come questi possano influire sul poterla consumare o meno direttamente dal rubinetto di casa nostra.
La normativa italiana sull’acqua potabile
In Italia, gli standard di qualità dell’acqua sono regolamentati dall’Istituto Superiore di Sanità. La normativa, di cui potrai anche leggere il testo per esteso in questa pagina, stabilisce i limiti massimi di concentrazione per moltissime sostanze che nel caso venissero superate renderebbero l’acqua non potabile.
Esistono quindi dei parametri che regolano la presenza delle varie sostanze presenti nell’acqua del nostro rubinetto, come ad esempio il cromo e i vari sali minerali che ne determinano la durezza, fattore decisamente da non trascurare. In merito alla durezza dell’acqua ti consigliamo anche di leggere questo interessante approfondimento che ti aiuterà a capire quanto possa incidere effettivamente sulla sua qualità e potabilità.
Tornando a noi, gli Enti erogatori degli acquedotti locali hanno di conseguenza l’incarico di effettuare controlli periodici sull’acqua destinata al consumo umano per monitorarne il rispetto di questi parametri.
Uno dei principali fattori da prendere in considerazione riguarda le sorgenti dalle quali proviene l’acqua. Generalmente, il nostro Paese attinge sia ad acque superficiali (laghi, fiumi) che a quelle provenienti da falde sotterranee, spesso presenti nelle zone montane.
Queste ultime sono protette da ambienti geologici particolari che ne preservano la qualità. Tuttavia, anche l’acqua proveniente da falde sotterranee può essere soggetta a contaminazioni se il terreno è inquinato.
Il processo di depurazione
Per poter essere distribuita per uso domestico, l’acqua deve essere trattata attraverso un processo di potabilizzazione. Tale processo prevede una serie di tappe fondamentali, fra cui:
- Sedimentazione e filtrazione: rimuove le particelle solide presenti nell’acqua, come sabbia o fango
- Chiarificazione e disinfezione mediante clorazione
- Correzione del pH e dell’alcalinità o acidità dell’acqua
Durante tutto il corso del processo si preleveranno campioni di acqua per effettuare analisi microbiologiche e chimico-fisiche al fine di verificare che la qualità rispetti i limiti previsti dalla normativa.
Sebbene questo processo renda l’acqua del nostro rubinetto potabile, segnaliamo anche che in commercio sono presenti dei comodissimi depuratori domestici in grado di migliorare ancor di più la qualità dell’acqua e renderla così la perfetta sostituta alle tradizionali bottiglie di plastica a cui siamo abituati.
Come valutare la qualità dell’acqua del rubinetto?
Tra i primi fattori da tenere in considerazione vi sono sicuramente l’aspetto, il colore e l’odore dell’acqua. Se l’acqua del rubinetto appare torbida, presenta sedimenti o un colore anomalo (ad esempio giallastro o marrone), è opportuno farla analizzare anche se la sua potabilità è garantita dalla normativa.
Stesso discorso vale per un odore persistente e sgradevole (ad esempio di cloro, oltre la soglia massima consentita).
L’acqua destinata all’uso umano può anche essere soggetta a contaminazioni accidentali. Tali eventi possono essere ricondotti ad una serie di cause diverse, come ad esempio le rotture delle tubazioni dell’acquedotto, l’inquinamento dei terreni circostanti alle falde d’acqua dovuto ad attività umane non legali, infiltrazioni di acque reflue nell’ambiente geologico circostante e non solo.
In presenza di situazioni simili, gli enti erogatori devono comunicare tempestivamente le limitazioni al consumo dell’acqua e il ricorso all’acqua in bottiglia da parte degli utenti.